mercoledì 2 settembre 2009

Sorpresa: anche il Dna si può falsificare

Fabbricare in laboratorio prove false per il test del Dna è facile ed economico: lo dimostra un team di ricercatori israeliani.


Fabbricare false prove del Dna Frumkin Nucleix

Se c'è un sistema che - almeno secondo l'opinione pubblica - può provare la colpevolezza o l'innocenza di un sospettato è la cosiddetta prova del Dna.

La presenza di campioni di Dna di una data persona sulla scena di un crimine collegano detta persona a quanto avvenuto in quel luogo senza possibilità di errore o falsificazione. Questo, almeno, era quello che si pensava finora.

Il dottor Frumkin - fondatore della Nucleix, una società con sede a Tel Aviv - ha scoperto e mostrato come sia invece relativamente facile falsificare una prova del Dna, sostituendo al materiale genetico originale quello di un'altra persona.

Frumkin ha ideato due diverse tecniche. La prima prevede l'uso di un piccolo campione (proveniente magari da un capello, o anche da un mozzicone di sigaretta) del Dna che si vuole sostituire a quello originale.

Per provare l'efficacia di questo sistema, i ricercatori israeliani hanno preso un campione di sangue appartenente a una donna, hanno rimosso i leucociti (che contengono il Dna) con una centrifuga e poi hanno aggiunto il Dna proveniente dal capello di un uomo, ottenuto con una tecnica standard chiamata amplificazione genomica.

Poi hanno inviato il campione alterato a un laboratorio americano che si occupa di analisi forense, che l'ha analizzato normalmente e riconosciuto come appartenente all'uomo.

L'altra tecnica è anche più inquietante, perché non necessita del Dna di una terza persona: è in grado di ricrearlo usando i profili del Dna contenuti nei database delle forze dell'ordine, basati sulla collezione di frammenti di Dna.

Una collezione di 425 diversi frammenti di Dna - dicono gli scienziati - è sufficiente per ricreare qualunque profilo.

Questa scoperta ha immediatamente scatenato la preoccupazione di chi si occupa dell'identificazione delle persone tramite Dna.

"È più facile porre su una scena del crimine del Dna che non delle impronte digitali" ha detto Tania Simoncelli, consigliere scientifico dell'associazione American Civil Liberties Union, preoccupata del fatto che "stiamo creando un sistema giudiziario che si affida sempre più a queste tecnologia".

Anche l'Italia, recentemente, ha deciso di dotarsi di un database nazionale del Dna: l'ha istituito la legge numero 85/2009 approvata dal Parlamento lo scorso 30 giugno.

La normativa sta tra l'altro facendo discutere gli esperti di legge per le lacune che presenterebbe: pare che non includa indicazioni per la custodia dei campioni biologici (al fine di evitare contaminazioni o sostituzione) né sulle autorizzazioni da possedere per consultare il database.

A fronte di tutto ciò le scoperte del dottor Frumkin destano ancora maggiori preoccupazioni. A mitigarle ci sono due considerazioni: la prima è quella enunciata da John M. Butler, del National Institue of Standards and Technology americano il quale, seppure impressionato "dall'abilità nel creare falsi profili di Dna" non crede che "il criminale medio sia in grado di farlo".

L'altra viene da Frumkin stesso. I campioni fasulli presentano, in quanto amplificati, un'unica differenza rispetto a quelli autentici: mancano di una modifica chimica chiamata metilazione.

Facendo quindi ulteriori test - lunghi e laboriosi, ma standard - è ancora possibile identificare i campioni manomessi, almeno finché anche questo ostacolo non sarà superato.

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